Comparso in Heima: un docufilm dei Sigur Rós del 2006, questo relitto aereo ha stregato le folle attraverso apparizioni “musicali”.
Nove anni dopo, nel 2015, Justin Bieber con il video di I’ll Show You lo ha “riscoprerto” lanciandolo in pasto ad una fetta immensa di pubblico.
Scopriamolo e valutiamo nove alternative al relitto aereo di Sólheimasandur!
Qual è la storia di questo aeroplano?
Il 21 Novembre 1973, alle due del pomeriggio, questo aereo dell’Esercito americano si è fermato qui dove possiamo vederlo ancora oggi.
Apparteneva alla flotta dei quattro C-117 con base a Keflavík che erano stati precedentemente utilizzati sia in Vietnam che in Korea.
Partito da Hofn con a bordo 7 persone, per cause non ancora del tutto chiare ha dovuto effettuare un atterraggio di emergenza sulla strada verso Keflavík. La ragione più accreditata, anche secondo l’Aviation Safety Network, è quella di un grave congelamento ma in giro si sente dire di tutto: da guasti ai motori a errore del pilota nel selezionare il giusto serbatoio di carburante.
In questa intervista del 2017 (in inglese) della BBC potrete ascoltare il racconto di Einar Þorsteinsson and Eyrún Sæmundsdóttir che hanno seguito in diretta l’atterraggio e le operazioni di soccorso.
Einar si stava prendendo cura delle pecore quando ha visto l’aereo scendere vertiginosamente verso la spiaggia.
Eyrún lavorava a maglia ed il figlioletto ha attirato la sua attenzione dopo aver visto il velivolo dalla finestra di casa.
L’uomo è accorso verso il punto nel quale l’aereo si è schiantato ma quando è arrivato, dopo circa cinque chilometri di cammino, l’elicottero dell’esercito americano aveva già messo in salvo parte dell’equipaggio.
Reyinir Ragnarsson, capitano della squadra dell’ICE-SAR (associazione di volontari per la ricerca ed il soccorso), è partito immediatamente dopo aver allertato il suo team ed ha raggiunto il luogo dell’incidente poco dopo Einar.
I due si sono trovati davanti due soldati che erano rimasti a bordo e si rifiutavano di scendere nonostante le onde lambissero e talvolta spostassero l’aeroplano.
Il buon Einar ha recuperato per loro una stufetta perché la temperatura all’interno del velivolo era molto bassa ed i due soldati lo hanno invitato, assieme a Reyinir, a prendere un caffè.
Qui la storia si fa curiosa perché quello è stato il primo caffè di Einar.
E quel primo caffè gli americani, che probabilmente avevano bisogno di qualcosa di corroborante dopo l’esperienza appena vissuta, lo avevano corretto col Whisky.
Un inizio col botto!
Col tempo l’esercito americano ha recuperato le ali ed i motori donando tutto il carburante rimasto nei serbatoi, circa 800 litri, al team ICE-SAR.
Per circa tre anni le motoslitte della squadra di soccorso hanno viaggiato grazie a quella donazione.
Nei primi periodi la carcassa dell’aereo è diventata un parco giochi per i bambini della zona che si divertivano ad entrarci dentro (ancora aveva i sedili) ed ammirare i nidi che i corvi facevano nei buchi delle ali.
Poi, con gli anni ed i video musicali, sono arrivati i turisti.
Einar, confermando un po’ il pensiero di molti islandesi, dichiara:
“Hanno cominciato ad arrivare talmente in tanti che abbiamo dovuto creare un sentiero. C’è un costante viavai di persone che vengono fin qua, ci è venuto da pensare che questa gente non abbia mai visto un aereo prima d’ora. È assurdo che abbiano interesse in questo aereo!”
Questo incidente racconta anche una storia di amicizia: Einar ed i soldati hanno continuato a vedersi per lungo tempo.
La carcassa è rimasta lì, spazzata dal vento, sotto neve, pioggia e ghiaccio e continua ad essere un luogo di interesse turistico.
E’ raggiungibile a piedi o tramite navetta e si trova in un Sandur della costa Sud chiamato Sólheimasandur: una pianura alluvionale glaciale. Praticamente un deserto di detriti e sedimenti glaciali (geologi, perdonate l’approssimazione!).
Proprio per questo motivo, il relitto è destinato a non restare lì per sempre.
Quando ci sarà un’eruzione sotto il ghiacciaio Mýrdalsjökull una nuova alluvione spazzerà via quel che si trova in quell’area. Carcassa dell’aereo inclusa.
Dunque, se vi piace l’idea di visitare un relitto di un aereo, andateci finché resta lì!
Infondo, vale la pena di vedere una carcassa d’aereo?
La risposta, ovviamente, è soggettiva ed ogni risposta è rispettabilissima.
Questo relitto è una di quelle cose che raccoglie pareri assolutamente contrastanti. Sicuramente è una cosa che può avere fascino, non capita tutti i giorni di vedere un relitto che ha una storia fortunata ed uno sfondo peculiare.
Sicuramente per chi subisce il fascino della “traccia umana” in mezzo al nulla è un punto d’interesse da valutare.
Io mi limiterò a darvi il mio punto di vista e relative spiegazioni.
Non ho amato questa destinazione e vi elencherò i motivi per i quali vi consiglio di impiegare il vostro tempo in Islanda diversamente (a meno che davvero non ne abbiate abbastanza per fare tutto).
Non è tutto oro quello che luccica.
Saranno i filtri di Instagram, saranno le magie di Photoshop, sarà la mano di un professionista ma questo aereo difficilmente appare come realmente è.
Nelle foto online ha sempre un che di “bello e maledetto” ma nella realtà a me ha ricordato di più una Fiat Duna vandalizzata ed abbandonata in una piazzola a lato dell’Aurelia dal 1998.
È anche vero che la bellezza sta negli occhi di chi guarda, ho sentito persone descriverlo con un amore tale da farmi chiedere se avessimo visto la stessa cosa.
Voi preparatevi comunque a qualcosa di realistico: una fusoliera messa a dura prova dal clima e dai turisti dal graffito facile.
Nessuno intorno? Non proprio!
In molte fotografie si vede la carcassa dell’aereo circondata dal nulla e le persone si mettono in posa per fotografarsi in questo scenario che ormai ha un che di uno “sfasciacarrozze vista oceano”.
La realtà delle cose è che nella maggior parte dei casi ci sarà una fila di persone che aspetteranno il proprio turno per farsi la foto in un posto falsamente spopolato.
Se vorrete trovare la scena tutta per voi dovrete approfittare degli orari meno popolari.
Ricordatevi che è vietato arrampicarsi sull’aereo: ali e fusoliera sono off limits sebbene centinaia di persone infrangano la regola con una frequenza imbarazzante.
Sette chilometri di camminata per la “lattina abbandonata” più famosa d’Islanda.
Gli islandesi si domandano cosa spinga i turisti ad andare a vedere questo relitto perché, diciamocelo, di per sé non è niente di così particolare.
Ciò nonostante, però, hanno intelligentemente pensato di fare business con questo curioso pellegrinaggio. La navetta andata e ritorno per il relitto costa 2.500 ISK.
È possibile anche unirsi a dei tour che raggiungono la fusoliera abbandonata a bordo dei quad per circa 27.000 ISK.
L’interno della fusoliera ha perso ogni cosa: non sognate di poter vedere strumentazioni e sedili: è solo metallo nudo bucherellato da proiettili e ricoperto da graffiti.
Tenete presente che tutto il tragitto è nel bel mezzo di un Sandur, come si diceva prima, dunque dimenticate panorami vari: vedrete solo sabbia scura. Per alcuni questo tipo di paesaggio può essere affascinante da morire, per altri meno.
Siatene consci.
La natura può prendervi a schiaffi. FORTISSIMO.
Il relitto aereo si trova a 3.5 km circa dal punto nel quale lascerete la vostra automobile. Sono 7 km in totale.
Qualora decideste di intraprendere l’escursione a piedi sarà di fondamentale importanza controllare il meteo per capire se sarà possibile affrontare la camminata in sicurezza.
Recentemente la visita al C-117 è stata fatale ad una coppia di giovani turisti che, probabilmente, non sapevano che sarebbe arrivata una tempesta.
Pioggia, vento, neve e tempeste di sabbia potrebbero complicare non poco la vostra passeggiata.
Prima che mi si scateni contro un’orda di C-117isti: naturalmente le mie sono considerazioni personali.
Se i relitti aerei sono la vostra passione, se avete tanto tempo per poter esplorare l’Islanda e vi “avanzano” un paio d’ore o se proprio siete calamitati in modo irrefrenabile da questo rimasuglio di velivolo fate benissimo ad andare (con le dovute precauzioni) e riempirvi gli occhi di quel che rimane dello sfortunato ma fortunato aereo: godetevelo responsabilmente!
E se voleste impiegare diversamente il vostro tempo in quella zona?
Vi darò 9 alternative a 30/40 minuti di guida dal parcheggio del C-117.
Lo so che lì intorno ci sono cascate, ghiacciai e spiagge famose ma voglio darvi qualche idea “meno battuta”!
1. Tuffetto a Seljavallalaug?
Che gli islandesi abbiano una passione per le piscine è ormai assodato. Se vi servisse un’ennesima prova, eccola qua!
Lasciate la macchina nel parcheggio che vi ho segnalato nella mappa e fatevi una passeggiata verso questa piscina costruita nel 1923. Arriverete in 15-20 minuti e vi troverete davanti una semplice vasca in cemento con degli spogliatoi spartanissimi.
Non aspettatevi nulla di lussuso: questo posto viene pulito una volta l’anno dunque si fa affidamento sulla civiltà, ahinoi non sempre affidabile, dei visitatori.
Potrete immergervi nella vasca ed ammirare il paesaggio della valle. Occhio però perché nella vasca crescono delle alghe che possono rendere il fondale scivolosissimo e rischiate di fare delle entrate che manco alle olimpiadi invernali di pattinaggio di figura.
2. Skógasafn – immergetevi nella storia e nella cultura del posto
Una raccolta di oltre 6.000 reperti: dagli strumenti agricoli ai libri.
Nel museo di Skógar, frutto del lavoro dell’appassionato collezionista e restauratore Þórður Tómasson, è diviso in tre parti.
In una parte all’aria aperta sono stati ricostruiti degli edifici coloniali per poter mostrare al meglio com’era la vita dell’epoca.
Nel museo popolare sono esposti cimeli riguardanti storia naturale, arredamento, manufatti, attrezzi agricoli ed equipaggiamento da pesca (barca inclusa!).
Nel museo della tecnica invece avrete occasione di approfondire storia ed evoluzione dei trasporti, delle comunicazioni e delle tecnologie in Islanda. Dai tempi dei cavalli da lavoro alla moderna era digitale.
L’ingresso costa 2.000 ISK per gli adulti, 1.700 ISK per studenti ed anziani e 1.200 ISK per i ragazzini dai 12 ai 17 anni. I bambini non pagano.
3. Fatevi due foto epiche a Kvernufoss!
È vicina alla hringvegur ma in pochi ci vanno. Eppure merita tantissimo!
Questa cascata, coi suoi 30 metri di tuffo, si trova non distante dal museo di Skógar.
Si raggiunge percorrendo un semplice sentiero di 1.6 km complessivi tra andata e ritorno che richiede, però, attenzione.
È un po’ stretto, ci sono un paio di salite da fare sulle rocce e tende ad essere fangoso, occhio a non scivolare!
Lasciate l’auto dopo il museo (vi ho indicato il punto nella mappa) e proseguite in direzione del fiume.
Vi sarà possibile scavalcare il recinto che vi separa dalla cascata grazie ad una piccola scala.
Il sentiero si snoda in una proprietà privata. Abbiate cura di rispettare la natura ed il proprietario del terreno.
Risalite il fiume fino a destinazione e godetevi lo spettacolo.
È possibile camminare dietro la cascata: un’esperienza emozionante e decisamente più intima di quella che potrete vivere presso la bellisima ma super-gremita Seljalandsfoss.
4. Birretta?
Arrivate fino a Vik e visitate il pub-birreria Smiðjan Brugghús! Potrete assaggiare le loro birre artigianali e riempirvi la pancia di patatine, hamburger, pulled pork, costolette al barbecue ed ogni altro genere di cibo “da pub” possibile (il tutto rigorosamente cucinato come se ve lo preparaste voi stessi a casa). Ah, c’è pure un eccezionale burger vegano!
Scoprite il menu completo qui.
5. Fate un salto alla Wool Gallery
Questo negozietto artigianale di prodotti in lana nasce all’interno di un container militare, che fungeva da camera di sterilizzazione per ferri chirurgici, completamente rivestito in legname arrivato in Islanda grazie alle correnti oceaniche. La titolare di questa deliziosa boutique lavora la lana in maniera magistrale dando vita a prodotti in feltro unici nel loro genere.
Date un’occhiata alla loro pagina Facebook!
6. Regalatevi un picnic sulla spiaggia!
Sulla spiaggia nera di fronte a Vik potrete concedervi un momento di relax dei più bucolici: un picnic!
Prendetevi qualcosa da mangiare in città, se non avete niente con voi, ed approfittate dei tavoli in legno appositi.
Se vi sentite più “marittimi” avvicinatevi all’oceano stando sempre ben attenti a mantenere le distanze di sicurezza (che qui le onde si portano via voi ed i vostri panini)
7. Arrampicatevi sulla Reynisfjall
Che è la Reynisfjall? La montagna di basalto più fotografata d’Islanda! Avete presente le colonne di basalto di Reynisfjara? Ecco: sono i suoi “piedi”!
Nata nella penultima era glaciale quando un vulcano eruttò sotto il giacchio, questa mini-montagna è formata da tufo, lava a cuscino e basalto colonnare.
Coi suoi 340 metri di altezza questa pittoresca collina offre uno spettacolare sentiero ad anello nel quale si parte e si rientra a Vik. Percorso totale 7.2 km, praticamente quanto andare e tornare dal parcheggio al famoso C-117).
Ci sono circa 340 metri di dislivello, il tragitto non è particolarmente impegnativo ma richiede una preparazione quantomeno mediocre.
Avrete occasione di vedere pecore ed una marea di uccelli. Riempitevi gli occhi di bellezza ma non toccate niente, soprattutto nel periodo di nidificazione.
8. Scoprite il canyon Þakgil e la sua cascata nascosta
Questo canyon poco conosciuto offre paesaggi mozzafiato. Situato a nord-est di Vik offre vari sentieri lungo i quali passeggiare e nelle giornate di forte vento spesso tiene al riparo gli escursionisti tra le sue rocce verticali.
In quest’area potrete incontrare il troll Tóti (una roccia ne ricorda le sembianze) e vedere il fiume Múlakvísl che nasce dal ghiacciaio Mýrdalsjökull.
Nel canyon troverete un campeggio immerso nel verde del muschio e nel silenzio della natura. L’area adibita al consumo dei pasti si trova in una grotta arredata con tavoli, panche, barbecue, falò e candelabri appesi alle pareti in modo da illuminare romanticamente l’ambiente di notte.
Continuando a camminare, superato il campeggio, vi aspetterà una bellissima cascata nascosta tra le pareti del canyon che sembra uscita direttamente da un libro illustrato di fate e folletti.
9. Hjörleifshöfði. Non serve saperlo pronunciare per apprezzarlo.
Hjörleifshöfði è un inselberg (termine di origine tedesca che significa montagna isolata. Fate pure i fighi con gli amici, adesso che lo sapete). Per dirlo in parole povere, è un mega-roccione appoggiato nel nulla di una pianura alluvionale glaciale.
Una di quelle cose che ci si chiede “sì, ma come fa a esser qui ‘sta roba?!”.
Per fortuna esistono quelle strane creature chiamate geologi e grazie a loro sappiamo che questa montagna di origine vulcanica nel passato era coperta dal mare o dal ghiaccio.
Successivamente divenne un’isola circondata dall’oceano. Al tempo dei primi coloni era già connessa alla terraferma ma aveva ancora un fiordo a lato, che veniva usato per ormeggiare le imbarcazioni.
Oggi, dopo le alluvioni glaciali, il fiordo è stato completamente riempito da sedimenti, sabbia e ghiaia. Per questo possiamo raggiungere Hjörleifshöfði comodamente a bordo di un’automobile.
Su questa montagna riposa Hjörleifur, il cognato di Ingólfur Arnarson (il primo a colonizzare permanentemente l’Islanda, fondatore della città di Reykjavik), ucciso dai suoi schiavi durante una rivolta e vendicato da Ingólfur. Potrete risalire la montagna lungo questo sentiero e visitare la sua tomba.
Se invece non siete in vena di arrampicarvi fin là o se volete arricchire la vostra esperienza con qualcosa di diverso, sul lato sud di Hjörleifshöfði c’è Gýgagjá: una particolare caverna di palagonite diventata famosa non solo per la sua bellezza ma anche per una curiosa somiglianza con…Yoda. Una volta entrati all’interno sarà impossibile non distinguere la sagoma del famoso Maestro Jedi. Visitare la caverna dovete voi!