Chi mangia meglio di Carlo Cracco? Le pecore in Islanda!

Le pecore in Islanda spadroneggiano. Chi ci è stato lo sa.
Sono ovunque.
Quando meno te lo aspetti, eccole lì, che ti guardano come a dire “ecco il rompiscatole di turno!”.
Apri la finestra? Pecore.
Giri un angolo? Pecore.
Guardi un pendio? Pecore.

Come ci sono arrivate le pecore in Islanda?

Le pecore sono arrivate grazie ai coloni norvegesi, nel nono e decimo secolo.
Si sono fatte un bel viaggio in nave (non deve essere stato comodissimo) e sono sbarcate in questa terra tutta da brucare!

Alla fine le vere colonizzatrici sono loro: attualmente sono più del doppio degli umani sull’isola!
Non c’è insonnia che tenga, non riuscirete mai a contarle tutte!

BEEEH…llissime ed uniche al mondo

Un po’ come successe coi cavalli, anche le pecore (discendenti della razza Spælsau) sono rimaste praticamente invariate da quei tempi.
Queste iconografiche creature sono, dunque, una delle razze ovine più pure.

A differenza di altre razze, le pecore in Islanda hanno la coda corta e sono quasi tutte dotate di corna.
Sia i maschi che le femmine sfoggiano belle corna curve: solo alcuni soggetti portatori del cosiddetto “gene polled” ne sono sprovvisti.

Sono più piccole di molte altre razze e grazie a questo sopravvivono meglio al clima poco accomodante dell’isola.
Le femmine arrivano a pesare circa 70 kg, i maschi 100 kg.

Ma quali stelle Michelin? Qui si mangia meglio!

La dieta delle pecore in Islanda si potrebbe definire…a centimetro zero!

Per tutto il periodo “caldo” pascolano libere mangiando erba, erica, piccoli arbusti e talvolta persino alghe (si tolgono quella voglia di sushi!).
Hanno la fortuna di potersi nutrire unicamente di erbe cresciute senza alcun fertilizzante.
Niente a che vedere coi mangimi industriali che molti ovini consumano negli allevamenti moderni. Queste pecore mangiano meglio di Carlo Cracco!

Durante l’inverno vengono nutrite con fieno coltivato nei campi adiacenti alla fattoria.
Vi è capitato di vedere marshmallow giganteschi nelle aree rurali? Mi spiace, golosi! Sono solo balle di fieno avvolte con pellicola di polietilene che serviranno a foraggiare il gregge durante il periodo freddo.

Grazie a questa dieta particolare la carne di agnello islandese è tra i cibi più deliziosi e consumati (e da provare se mangiate carne).

L’allevamento: dal Sauðburður al Réttir

La pecora comincia a riprodursi attorno all’anno di età. La stagione degli accoppiamenti (Sauðburður) comincia a novembre ed a maggio, dopo cinque mesi di gravidanza, nascono gli agnellini.
L’allevatore tiene d’occhio i piccoli e, quando sono abbastanza grandi da poter affrontare l’esterno, vengono lasciati liberi di esplorare, mangiare e correre (anche in mezzo alla strada, state attenti!) con la mamma ed il resto del gregge.

Se sarete in Islanda durante il periodo della primavera/estate troverete pecore ovunque e probabilmente noterete che molto spesso si raccolgono in piccoli gruppi di tre esemplari.
Perché? Perché nella maggioranza dei casi il parto è gemellare e quelle tre pecore sono mamma e piccoli (che tanto piccoli non sono, crescono molto velocemente e verso la fine dell’estate faticherete a distinguerli dagli adulti).

Foto di Marta Gunnarsdottir

A settembre comincia lo Smölun: gli allevatori, aiutati da amici e parenti, cominciano a radunare le pecore per ricondurle agli ovili.
E può sembrare una cosa da niente ma vi assicuro che non lo è!
Radunare pecore sparse per le montagne e radunarle in un punto unico è una gran fatica!
Un tempo si faceva a piedi con l’aiuto di cani e cavalli, oggi si usano anche i quad ma è sempre una gran fatica!

Per finire il lavoro possono servire giorni: le pecore non sono così entusiaste di farsi catturare ma, con tempo e sudore, finiscono tutte nel Réttir (un grande recinto per bestiame con una parte comune al centro e diversi recinti personali dei vari allevatori tutti attorno).

Una volta radunate nel Réttir, le pecore vengono selezionate grazie all’etichetta che portano all’orecchio ed infilate nel recinto del loro allevatore.

Alla fine di questa faticaccia si festeggia in grande stile!
Musica, cibo, birra e liquori: in Islanda ho partecipato a tante feste ma questa ha una marcia in più!
Sarà che dopo tanta fatica due risate e due canti in compagnia sono sempre più belli!

Questione di lana caprina? Per niente!

Da queste parti la lana è una cosa seria!
È usata sin dai tempi dei primi coloni ed è stata per secoli tra i prodotti più esportati dall’isola.

Vi capiterà di notare che le pecore in Islanda sono discretamente colorate.
Ne troverete di bianche (la maggior parte), nere, grigie, marroni e blu. No, non blu puffo, blu come i gatti Certosini!

Il loro mantello è formato da due tipi di pelo che chi ha cani a pelo medio (tipo Husky, pastori e mix di queste razze) non faticherà ad immaginare:

  • tol – la parte di lana più serica, lucida e rigida. In passato usata per fare caldi capi impermeabili da lavoro.
  • þel – l’altra più lanosa, sottile e morbida.  In passato si usava per sferruzzare intimo, abiti per bambini e persino merletti!

Oggigiorno questi due tipi di lana vengono lavorati in un filato unico conosciuto come Lopi: la pregiata lana islandese.
La lana viene utilizzata per calzini, muffole e i tipici maglioni islandesi conosciuti come Lopapeysa (scoprili nel dettaglio in questo articolo!).
Tiene molto caldo ed ha un buon grado di impermeabilità. Ho indossato guanti e maglione sotto la pioggia, anche se a lungo andare si sono bagnati tenevano comunque caldo!

Metodi antichi e moderni 

Questa razza, un po’ come fanno anche quei cani dei quali abbiamo parlato, tende a perdere il pelo invernale con l’arrivo della tarda primavera/inizio dell’estate.

Nell’antichità non si usava tagliare la lana ma si approfittava di questa muta naturale per raccogliere vello maturo e tutto pressoché della stessa lunghezza utilizzando solo le mani.
È un po’ come un “cambio degli armadi”: sparisce il cappotto, rimane la magliettina!
Guardate voi stessi come si spoglia una pecora con la stagione calda (il video ritrae una pecora Shetland ma il metodo resta invariato).

Quella della slanatura a mano è un’operazione indolore ma lenta, per questo oggigiorno si preferisce usare la tosatrice.
La maggior parte degli allevatori moderni non aspettano più la tarda primavera ma tosano le pecore in inverno, periodo dell’anno nel quale il prezzo della lana è più alto.

Come conoscerle meglio?

È fondamentale sapere che le pecore non vanno disturbate.
Vi capiteranno occasioni nelle quali le avrete vicino ma cercate di resistere all’impulso di toccare quella morbida lana!

Se proprio volete avere occasioni per conoscerle da vicino passate una notte in una fattoria!
È uno dei tipi di alloggio che potrete trovare in Islanda e sicuramente vi darà modo di familiarizzare con tutte le pecore che vorrete!

Se invece foste in Islanda a settembre partecipate al réttir: sono ormai diversi i tour operator che offrono pacchetti per questa esperienza.
Un esempio? Núpshestar organizza un tour di 4 giorni con escursioni a cavallo e réttir, per immergersi completamente nell’Islanda rurale

E se voleste vederle da casa…

Guardatevi RAMS – storia di due fratelli e otto pecore: un film del 2016 di Grímur Hákonarson.

Quando un’epidemia obbliga i pastori ad abbattere tutte le pecore della zona, i fratelli non si perderanno d’animo e proveranno a salvare i loro greggi e la loro occupazione.
È un prodotto indubbiamente curioso, a partire da una trama capace di rappresentare al meglio la solitudine di due personaggi circondati da un paesaggio scarno come l’affetto che (non) riescono a dimostrarsi. Grazie anche a due attori perfettamente in parte, il regista riesce a creare interesse per la storia dei protagonisti, puntando su una messinscena essenziale, efficace nel dare vita a una comunità in cui la pastorizia è l’unica fonte di sostentamento.