Il più affascinante cimitero di Reykjavík: Hólavallagarður

L’esplorazione di un paese, per quanto mi riguarda, passa sempre anche da luoghi che esulano dal turismo classico.
I miei preferiti, quando si tratta di saperne di più sulle abitudini locali, sono supermercati e cimiteri.
Ecco perché oggi vi parlo del più antico cimitero di Reykjavík: Hólavallagarður!

Questa piccola perla è situata nella capitale, non distante dal piccolo lago Tjörnin e dal Museo nazionale.
Coi suoi poetici vialetti circondati dal muschio e dalle alte piante, è il più grande cimitero islandese risalente al diciannovesimo secolo: fu fondato nel 1838.

Ma cosa rende così speciale questo luogo?

Da grande appassionata di cimiteri storici vi rispondo: l’atmosfera!
Non aspettatevi tombe maestose come a Staglieno, Highgate o  PèreLachaise.
Qui troverete monumenti modesti, non per questo meno ricchi di arte e poesia, incastonati in un piccolo bosco nel quale si respira serenità e pace.

Questo paesaggio risulta onirico in ogni stagione: fa sognare sia quando è dipinto dai mille toni di verde di felci, arbusti, muschi e foglie sia quando è ammantato di bianca neve.

Il guardiano del cimitero

Secondo la tradizione islandese la prima persona che viene sepolta in un nuovo cimitero ne diventa custode ed il suo corpo rimane inalterato al fine di proteggere il cimitero stesso e tutti coloro che verranno inumati successivamente.
Questo titolo non è ambito.
Anche per questo il cimitero di Hólavallagarður, che era già pronto per la consacrazione nell’estate del 1838, rimase a lungo vuoto e ricevette il suo guardiano solo a Novembre.
Chi fu ad “inaugurare” Hólavallagarður? La sfortunata Guðrún Oddsdóttir.

La storia di questa donna fu tristemente tormentata dai lutti e dal dolore.

Sposatasi in giovane età con un funzionario col quale ebbe una bambina, rimase presto vedova.
Ormai sola con la piccola figlia si innamorò del giovane Þórður Sveinbjörnsson .
Lei era più grande di lui e fu di fondamentale importanza per la sua carriera: lo supportò negli studi e lo sostenne sempre. Þórður divenne Magistrato, sposò Gudrún ed insieme ebbero quattro bambini.
I figli, purtroppo, non furono baciati dalla fortuna: morirono tutti quanti in giovane età. Uno ad uno, fino all’ultima rimasta (la primogenita della donna).
Dopo il decesso dell’ultima figlia Gudrún perse definitivamente la ragione e visse i rimanenti giorni nell’ansia lancinante che anche Thordur potesse morire lasciandola sola.
Fortemente provata dal dolore che le causarono tutti questi lutti, si ammalò gravemente e morì l’11 Novembre 1838 a 58 anni.

Dal 23 Novembre 1838 il suo corpo riposa sotto la più grande croce di ferro del cimitero e la sua anima di custode veglia sugli ospiti di Hólavallagarður con lo stesso amore col quale ha vegliato i figli che il destino le ha tolto.

Un museo a cielo aperto

Le pietre tombali più antiche ritrovate in Islanda (risalenti al quattordicesimo secolo) erano semplici colonne di basalto scolpite con rune e posizionate orizzontalmente sul terreno.
Nel tempo si affinarono in lastre di basalto incise con lettere e, talvolta, decorate con immagini simboliche.

Nel tardo sedicesimo secolo le famiglie più abbienti cominciarono ad utilizzare per le loro sepolture lastre di pietre importate da altri paesi.
Tradizionalmente, i monumenti funebri islandesi erano piatti, appoggiati sulla tomba.
Con l’influenza del Neoclassicismo e dello Stile Impero gli artisti funerari dell’isola cominciarono a proporre monumenti verticali verso la fine del 1800.

I frutti di questa contaminazione sono apprezzabili in vari lotti, tra i quali l’O 510: la tomba del dottor Gísli Hjálmarsson, scolpita da Sverrir Runolfsson, uno dei primi scalpellini islandesi.

Aguzzate la vista in cerca di formelle bianche: a decorare le lapidi di Hólavallagarður ci sono persino dei bassorilievi del danese Bertel Thorvaldsen, principale rivale di Canova.
Potrete ammirare svariate delle sue opere nell’area del cimitero ma le più famose sono senza dubbio Dagur (giorno) e Nótt (notte).
Il giorno raffigura Aurora, dea dell’alba, mentre vola in cielo a testa facendo cadere a terra rose. Con lei un piccolo aiutante alato che sfoggia orgogliosamente una torcia, rappresentazione di luce.
La notte invece è una donna che galleggia quasi passivamente con la testa piegata verso il basso. I suoi occhi sono chiusi come quelli dei bambini (Morte e Sonno) che tiene in braccio. Porta dei papaveri, simbolo della morte, intrecciati nei capelli. Sullo sfondo un gufo vola verso l’osservatore.

Avrete occasione di vedere monumenti forgiati da Einar Jónsson, uno degli artisti più rinomati dell’isola, famoso per le sue raffigurazioni che mescolano natura, creature della tradizione islandese, religione cattolica e mitologia nordica. Bronzi d’impatto, ricchi di dettagli e fortemente espressivi. A tutto tondo o bassorilievi.

Non sono da meno le sculture di altri artisti e le semplici lapidi decorate.
Croci, pietre piatte con lettere in bronzo, colonne spezzate ad indicare che lì giace un membro molto importante della famiglia.
Non aspettatevi molte fotoceramiche: i volti dei defunti vengono custoditi solo nel cuore di chi li ha conosciuti.

Il riposo eterno in un bosco rigoglioso

Il muschio ed i licheni hanno adornato le opere funerarie ricoprendole in parte.
Le statue e le pietre  non danno l’impressione di essere rovinate dal tempo ma anzi risultano ancor più preziose.
Sono completamente integrate nell’atmosfera quasi fiabesca che si respira in questo luogo di pace.

Una leggenda metropolitana dice che in Islanda non ci siano alberi ma il cimitero di Hólavallagarður dimostra ampiamente il contrario.
Attorno al 1900 cominciarono a piantare all’interno del perimetro cimiteriale alberi di varie specie che crebbero rigogliosi grazie al fatto che in quell’area non potevano arrivare pecore e cavalli.

È evidente quanto ad ogni epoca appartengano specie di alberi differenti.
Prima del 1930 le specie principali erano il Sorbo intermedio, il Sorbo ibrido ed il il Pado.
Durante la grande depressione ed i primi anni del dopoguerra a fare da padrone erano la Betulla ed il Sorbo ibrido.
Solo dopo il 1950 sono arrivati il Pioppo nero ed il Peccio di Sitka.
Oggi potete ammirare Olmo inglese, Acero, Laburno, Ontano, Ribes alpino, Larice, Salici e vari tipi di arbusti che, talvolta, escono direttamente dalle sepolture.
Una meravigliosa dimostrazione di vita oltre la morte.

Il cimitero di Hólavallagarður è anche custode di rarissime specie di muschi tra i quali lo Schistidium dupretii che è stato trovato solo in due posti in Islanda.
Ancor più sorprendentemente, nell’area cimiteriale esistono ben cinque specie che non sono mai state trovate in alcun altro posto nel mondo intero.

L’Associazione Orticulturale Garðyrkjufélag Íslands organizza passeggiate per ammirare le oltre 200 specie di piante presenti nel cimitero con degli esperti.

Tra le tombe vedrete qualche cartello informativo sulla flora del luogo.

Personaggi famosi, marinai e tombe storiche

Nel cimitero di Hólavallagarður riposano alcuni personaggi famosi della storia islandese

  • Jón Sigurðsson il padre dell’indipendenza islandese
  • Hannes Hafstein poeta e Primo Ministro
  • Jóhannes Sveinsson Kjarval famoso pittore che nel secolo scorso dipinse i paesaggi islandesi portandoli fino al MoMa
  • Ingibjorg Bjarnason la prima donna membro del parlamento, eletta nel 1922 (due anni dopo che le donne ottennero diritto di voto)
  • Bríet Bjarnhéðinsdóttir grande sostenitrice dell’emancipazione femminile, fondò la prima rivista femminista in Islanda (Kvennablaðið, ancora esistente!)
  • Jón Magnússon Primo Ministro
Il monumento ai marinai francesi

Vagando per i sentierini di questo cimitero unico al mondo potrete rendere omaggio alle sepolture di molte vittime dell’influenza spagnola (1918).
Vedrete un intero lotto (O 106) dedicato ai marinai francesi che hanno perso la vita navigando verso l’Islanda e potrete ammirare un monumento del 1953 eretto dal governo in loro memoria.
Nel lotto D 9-8 troverete 14 dei 17 membri del Cutter faroese Anna av Toltum, tragicamente affondato non distante da Grindavik il 5 Aprile 1924.
Altri 7 marinai faroesi vittime dell’incendio che il 20 Marzo 1928 affondò il vascello Acorn riposano nel lotto G 9-33

Il cimitero inizialmente era di 80 metri quadri (lotti N, O, P, R, S ed una parte di T).
E’ stato allargato cinque volte ed utilizzato fino al 1932, anno nel quale inaugurarono il cimitero di Fossvogskirkjugarður.
A famiglie che posseggono un lotto a Hólavallagarður è ancora concesso seppellire urne cinerarie assieme ad altri familiari precedentemente inumati.

Troverete dei cartelli che vi daranno informazioni sul dove trovare le varie tombe ed una mappa con le coordinate, non è complesso, il cimitero è abbastanza piccolo.

Inquilini alati e miagolanti

Con questa quantità di alberi ed arbusti gli uccelli vanno a nozze!
Ecco perché vi capiterà di vederne molti durante la vostra passeggiata nel più antico cimitero di Reykjavík.

Affinate la vista e scoprirete tordi, merli, corvi, passeri organetto, storni, ballerine bianche, zigoli delle nevi e qualche altra specie di passaggio.

Con i loro passi felpati probabilmente non li sentirete arrivare ma ci sono anche loro nel cimitero: i gatti!
Si dice che nella capitale ne vivano oltre duemila e quelli che vivono nelle case adiacenti all’area di Hólavallagarður amano farsi una passeggiata tra le piante.
Le loro impronte sulla neve fresca rendono ancor più poetico questo luogo.

Visitatelo con rispetto

Il cosiddetto necroturismo porta sempre più persone a visitare cimiteri in tutto il mondo.
È molto bello che questi luoghi di eterno riposo non vengano visti come lugubri ed oscuri ma che si prenda atto di quanta storia, arte e natura c’è lì dove riposano le spoglie dei nostri antenati.

Vi esorto a visitare il cimitero di Hólavallagarður (e magari anche a scoprire quelli italiani, ne abbiamo tantissimi di meravigliosi) ma vi raccomando di farlo con la giusta mentalità.

Siate rispettosi.
Oltre quelle sculture, quelle lapidi, quei sassi decorati ci sono i resti di una persona come me, come voi.
Una persona che aveva sogni, desideri, amici, amori e passioni e che è stata posata dai suoi cari lì dove oggi noi abbiamo la fortuna di poter passeggiare.

Se vedeste funerali in corso o parenti in visita alle tombe dei propri cari evitate di comportarvi come foste al parco giochi.
So che può sembrare superficiale dirlo ma vi assicuro che non tutti hanno questa sensibilità.

Entrate oltre i cancelli di metallo di questo luogo di pace con il piede giusto e ne uscirete infinitamente arricchiti.


Fonti:
Kirkjugarðar Reykjavíkurprófastsdæma – guida di Gunnar Bollason
Minningarmörk í Hólavallagarði di Björn Th. Björnsson

Vökukonan í Hólavallagarði di Guðrún Rannveig Stefánsdóttir
Un particolare ringraziamento ai gestori della pagina Facebook Hólavallagarður