Camminando per le strade della capitale è facile capire chi comanda da quelle parti: i gatti!
Eh sì: i gatti di Reykjavík sono ormai diventati una vera e propria icona, al punto in cui non faticherete a trovare souvenir che li riguardano esposti tra calamite con l’aurora e magliettine con le pulcinelle di mare.
Ma come e perché sono arrivati in Islanda?
Unici ed antichi

I primi gatti sono arrivati in Islanda coi coloni assieme a pecore e cavalli.
Erano animali molto popolari nei paesi del nord perché aiutavano a gestire eventuali infestazioni di roditori (anche sulle navi) e perché…avevano una bella e calda pelliccia.
Le pelli di gatto erano preziose: venivano vendute a caro prezzo o usate come merce di scambio.
Con una ricerca del 2018 le archeozoologhe danesi Julie Bitz-Thorsen & Anne Birgitte Gotfredsen hanno evidenziato come i gatti venissero uccisi in modo da salvaguardane il manto e poi scuoiati meticolosamente.
Hanno portato alla luce 10 siti di epoca vichinga ritenuti essere veri e propri allevamenti dotati ognuno di una fossa piena di resti di gatti.
In una fossa di Overergade, Odense, Danimarca, 1783 ossa di gatti (l’83% delle ossa presenti nella fossa) presentavano chiari segni che indicavano che i gatti fossero stati uccisi per le loro pelli.
Le ossa rivelano che la maggioranza dei gatti veniva uccisa prima dell’anno di età.
I pochi resti dei gatti adulti sono presumibilmente di femmine che venivano usate come fattrici.
Fortunatamente per i tanto amati felini, quest’abitudine si è persa nel tempo ed oggi le pellicce vengono accarezzate solamente addosso al legittimo proprietario.
Dal punto di vista genetico il gatto islandese è unico.
L’isolamento ha fatto sì che si creasse una vera e propria razza che però, sebbene sia una realtà, non è riconosciuta dalla Fédération internationale féline.
Il mantello dei soggetti che vivono nelle aree rurali mantiene caratteristiche congenite relative a pattern e colori che apparentemente furono quelle tipiche dei gatti del nord-ovest europeo ai tempi della colonizzazione.
Nell’area di Reykjavík, però, oggigiorno questa caratteristica si è persa a causa delle importazioni di soggetti provenienti da tutto il mondo e di razze non autoctone che si sono, col tempo, mescolate con i primi felini islandesi.
Perché a Reykjavík vanno pazzi per i gatti?

C’è veramente bisogno di spiegare perché a qualcuno piacciano i gatti?
Scherzi a parte: una ragione c’è. Non la sola, ovviamente, ma sicuramente ha influito.
Per lungo tempo la capitale bandì i cani e di conseguenza se si voleva avere un animale domestico si prendeva un gatto.
Ancora oggi avere un micio è la soluzione più economica: se per i cani c’è da ottenere un permesso e pagare una tassa annuale, per i gatti non c’è nulla da pagare (se non l’acquisto di mille cibi diversi che il nobile felino di casa probabilmente snobberà).
I gattoni che troverete per strada non sono randagi! Sono gatti di casa microchippati, sterilizzati e registrati presso il dipartimento ambientale: solo a queste condizioni possono vagare liberamente per la città.
Il fenomeno del randagismo è molto contenuto e ci sono associazioni che si occupano di recuperare ed affidare i mici che vagano senza una calda casa alla quale fare ritorno.
Il rifugio Kattholt nel 2017 realizzò addirittura un reality show chiamato Keeping Up With the Kattarshians.
Quattro gattini, una casa per le bambole ed uno streaming video 24 ore su 24 per far adottare le “star della trasmissione”.
Ogni volta che veniva adottato un gattino ne entrava in scena un altro.
Caffè e gattini!
Se vi ritenete dei gattari non potete non visitare il Kattarkaffihúsið: un bar molto speciale frutto dell’idea di Gígja Sara Björnsson e Ragnheidur Birgisdóttir.
Sedetevi a sorseggiare un ottimo caffè Lavazza, mangiatevi uno dei loro strepitosi dolcetti (anche vegani!) ed affondate le dita nella calda pelliccia dei veri padroni di casa: i gatti!
I dolcissimi felini che vedrete al Kattarkaffihúsið sono in adozione. Chi da solo, chi rigorosamente in coppia, cercano una casa piena d’affetto che possa accoglierli. Intanto noi viaggiatori possiamo visitarli ed offrire loro due coccole!
Potrete anche sostentare questo bar-rifugio acquistando gadget di vario tipo, dai cuscini alle felpe, tutti illustrati da Helga Björnsson, designer che ha lavorato per Louis Férraud e le cui opere sono esposte al Museo islandese del design.
Se questo già non fosse abbastanza ed aveste bisogno di un motivo in più per visitare il bar vi dico che appeso ad una parete c’è un neon rosa che dice “Miá”.
Haruki MurakaMIAO

Il famoso scrittore giapponese Haruki Murakami è un grande amante dei gatti.
Ha visitato l’Islanda nel 2003 per un festival letterario internazionale ed è rimasto colpito dai gatti di Reykjavík al punto di parlarne in un diario di viaggio pubblicato nel Febbraio 2004 in Giappone sulla rivista Title.
…gli animali islandesi sono rimasti quasi invariati nel corso dei secoli. Il motivo è il controllo rigoroso delle importazioni di animali.
Ad esempio, ho la sensazione che i gatti islandesi siano gatti diversi da quelli degli altri paesi.
Sono molto affezionato ai gatti ed osservo il loro aspetto e temperamento mentre viaggio.
Ho trovato i gatti in Islanda particolarmente interessanti.Prima di tutto, i gatti sono estremamente diversi in numero. A Sakalin (isola russa a nord del Giappone) non ho visto altro che cani, ma in Islanda c’era un numero schiacciante di gatti.
Girando a piedi intorno a Reykjavik trovi gatti ovunque. Sono piuttosto grossi, hanno un bel mantello e sono amichevoli. Hanno tutti un collare intorno al collo dove è scritto il loro nome. Non c’è dubbio su dove vivono. Sembrano essere ben curati.
I gatti passeggiano per la città a loro piacimento. Se li chiami “Oide!” (in giapponese) obbediscono immediatamente e ti vengono incontro. Anche se dico che i gatti islandesi sono diversi dagli altri, non mi riferisco specificamente all’apparenza, ma piuttosto al temperamento distaccato ed al fatto che non hanno paura degli umani.
Forse i gatti sono cambiati dentro in queste aree settentrionali. In ogni caso, Reykjavík è un posto felice per le persone che amano i gatti.
Dopo il suo viaggio islandese l’autore pubblicò sul New Yorker un racconto intitolato “La città dei gatti“.
Nessuno ne ha la certezza ma si vocifera che i felini della capitale lo abbiano ispirato.
Gatti “social”!
Non c’è giorno che non controlliate il vostro feed di Instagram e Facebook?
Questi account faranno al caso vostro:
Baktus
Baktus è un gattone bianco e nero che bazzica principalmente nel negozio di abbigliamento ed accessori vintage Gyllti kötturinn (il gatto dorato) nel centro di Reykjavík.
Rientra sicuramente tra i mici più fotografati della capitale e ne ha viste tante, nella sua vita!
Nel Dicembre del 2018 è stato addirittura vittima di un rapimento.
È stato prelevato, nonostante avesse collare e medaglietta, da un uomo che l’ha portato via in macchina.
Dopo intense ricerche lo sventurato felino è stato ritrovato a Breiðholt (un distretto a sud-est della capitale) dopo essere saltato fuori dall’auto in corsa del suo rapitore. Un rapigatto, per citare “Gli Aristogatti”!
Oggi Baktus è al sicuro e vanta un profilo Instagram da quasi diecimila follower! Seguitelo anche voi!
Cats of Reykjavik
Qui vengono raccolte alcune tra le foto scattate dai turisti ai gatti per strada.
Seguite il profilo Instagram ,l’hashtag #catsofreykjavik e la pagina facebook per deliziare le vostre pupille con innumerevoli morbidissimi gattoni tutti da commentare assieme ad altri appassionati di felini da tutto il mondo.
Se fotografate un micio nella capitale non dimenticatevi di pubblicare la sua foto con l’hashtag “ufficiale”!
Ófelía
Questa meravigliosa ragdoll vive in Skólavörðustígur ed è famosissima in zona.
Super fotografata, frequenta alcuni negozi della zona ed elemosina pesce secco presso il minimarket non distante da casa sua.
Potete seguirla su Instagram ed ammirarla persino sul grande schermo: ha fatto da comparsa per il film “L’albero del vicino“.
Qualche musetto dalla capitale
Per realizzare questo articolo ho chiesto ai residenti di Reykjavík di mandarmi qualche foto del loro gatto.
A conferma del fatto che in quella città i gatti sono delle vere e proprie star, ne ho ricevute a decine!
Dopo averle accuratamente guardate nel tentativo di sceglierne qualcuna ho deciso che…le pubblico tutte!
Ringrazio infinitamente tutti coloro che mi hanno dedicato il loro tempo ed i loro felini per la realizzazione di questo piccolo articolo.
Godiamoci insieme questi bellissimi gatti!
Fonti:
Bitz-Thorsen, Julie & Gotfredsen, Anne. (2018). Domestic cats ( Felis catus ) in Denmark have increased significantly in size since the Viking Age. Danish Journal of Archaeology. 1-14. 10.1080/21662282.2018.1546420.
Todd, N., Fagen, R. & Fagen, K. Gene frequencies in Icelandic cats. Heredity 35, 172–183 (1975). 0.1038/hdy.1975.82