Chiamatele Þorskastríðin (se ci riuscite!) chiamatele Cod wars, chiamatela Guerra del merluzzo.
Comunque la mettiate questa vera e propria guerra ha il potere di sembrare una cosa seria e ridicola al tempo stesso.

No, non è una carica di islandesi a cavallo che colpiscono il nemico brandendo pesce.
Questa è stata una battaglia seria. Anzi, tre.
Ma tuffiamoci nella questione:

Chi, come, quando, dove, ma soprattutto: perché?

Chi? Gli islandesi e gli inglesi.
Come? A bordo delle navi, e navi di tutti i tipi!
Quando? Tra gli anni ‘50 e gli anni ‘70, in tre “episodi”. Tipo Star Wars.
Dove? Nel bel mezzo dell’Oceano.
Perché? Per i diritti di pesca.

Il concetto odierno di acque territoriali (12 miglia),a livello internazionale, è stato fissato nel 1982.
Prima non era così semplice determinare di chi fosse un determinato “pezzo di mare” e questa storia ce lo insegna.

Non è un segreto che l’Islanda abbia fatto della pesca il suo cavallo di battaglia.
Il comparto ittico è sempre stato di fondamentale importanza per l’economia del paese e quando a causa dei pescherecci inglesi gli introiti islandesi diminuirono del 20%, il governo decise di cambiare le carte in tavola.
Fino a quel momento un accordo internazionale dichiarava acque territoriali quelle fino a 3 miglia dalla costa.
L’Islanda espanse (autonomamente) questo limite dapprima, nel 1952, a 4 miglia e successivamente, nel 1958, a 12.
Tutti gli stati membri della NATO si opposero a questa manovra ma l’Islanda non diede peso alla cosa.
Così era deciso e così avrebbero fatto.

Gli inglesi non la presero benissimo.

prima guerra: Una nuova pescanza

In barba a quanto deciso dagli islandesi e forti del regolamento internazionale a riguardo, gli inglesi continuarono a pescare nelle aree che l’Islanda aveva reclamato.

Per sicurezza i pescherecci vennero accompagnati niente meno che da dalla Royal Navy la quale schierò in questa operazione 48 navi (sì, avete letto bene) tra cacciatorpedinieri, fregate, posamine e navi civili ausiliarie al servizio della flotta dei pescatori.
L’Islanda rispose a questo titanico spiegamento di forze con le poderose risorse della Guardia costiera: 6 pattugliatori, di cui due grandi e quattro piccoli.

Visti i mezzi tirati in causa sembrerebbe una partita a Risiko tra Albert Einstein e un piccione, ma invece…

Cominciò un vero e proprio battibecco navale.
Entrambe le fazioni erano consce di non poter (né voler) fare una guerra vera e propria.
Nonostante questo, gli islandesi erano decisi a far rispettare le loro regole, gli inglesi tentavano di far valere quelli che fino al giorno prima erano sempre stati i loro diritti.
Ma cosa poteva fare la piccola Guardia costiera contro la Royal Navy? I dispetti.

Vignetta inglese

Il pattugliatore islandese Ægir si improvvisò ariete e speronò deliberatamente una fregata antisommergibile.

Alcuni marinai della nave ammiraglia Þór divennero “ospiti forzati” della Marina Militare inglese.
Quel giorno dei membri della Guardia costiera salirono a bordo di un peschereccio per arrestarne l’equipaggio ma sopraggiunse la regata HMS Eastbourne armata di tutto punto.
Venne intimato agli islandesi di fare ritorno alla propria nave ma…il Comandante Kristofersson (al timone della Þór) prese il largo lasciando i suoi uomini coi pescatori inglesi.

I suoi uomini rimasero ospiti dell’Inghilterra  per undici giorni dopo i quali il Comandante Anderson, probabilmente un po’ stremato dalla situazione anomala, offrì loro una nave affinché potessero tornare sull’isola attraccando presso la base NATO di Keflavík.

Immaginate le facce degli americani quando si son visti entrare in porto una nave da guerra inglese…

Per mesi vennero sparati colpi di avvertimento, gli equipaggi si minacciarono coi rispettivi cannoni ma tutto finì senza perdite significative da parte di nessuno.
O meglio: la Marina Militare inglese spese mezzo milione di sterline solo per il carburante, immaginate il costo totale dell’impresa!
Il fish & chips più costoso del mondo!

L’Islanda, stufa della situazione, giocò la carta “allora non sei più mio amico“.
Minacciò di voler uscire dalla NATO e di voler espellere gli americani dall’isola se non fosse stata riconosciuta legalmente da tutti i paesi la loro nuova legge sulle acque territoriali.
Nel Febbraio 1961 vinsero la prima Guerra del merluzzo: le 12 miglia di territorio erano le loro ma per 3 anni l’Inghilterra, durante alcuni periodi prestabiliti, avrebbe potuto accedere a delle zone precise nelle quali pescare.

seconda guerra: l’inglese colpisce ancora

L’Inghilterra stette ai patti ma…oh, pescavano comunque troppo.

E allora l’Islanda «Tiè, facciamo che ora le mie acque territoriali sono a 50 miglia»
Inghilterra «Ma no, non puoi»
Islanda «Ora sono a 50 miglia»
Inghilterra «Ma non è legale, non puoi, non si fa così!»
Islanda «Ho detto che sono a 50 miglia.»
Inghilterra «E io pesco comunque.»
Islanda «Ah sì?»

E così cominciò la seconda guerra del merluzzo.

I pescatori inglesi partirono con tanto di bandiere da pirati da issare una volta entrati entro le 50 miglia.
Gli islandesi, però, avevano un asso nella manica. Una vera e propria arma segreta e delle più passivo-aggressive: un dragamine che avevano modificato e reso tagliente appena dopo la fine della prima guerra.
A cosa serviva? A tagliare le reti degli inglesi. Zitto zitto, sott’acqua, senza farsi vedere.

Il dragamine modificato per tagliare le reti

Gli equipaggi ricominciarono a schernirsi.
I pescherecci arrivavano, gli islandesi li chiamavano alla radio: «Siete pregati di smettere di pescare o verrete condannati per le vostre azioni»
Gli inglesi gli rispondevano facendogli ascoltare l’inno nazionale alla radio.

Ogni volta che pensavano di averla fatta franca tiravano fuori un grammofono e sparavano ad alto volume “Rule, Britannia!” Ascoltatevela se volete immaginare la scena.

La prima volta che la Guardia costiera tranciò le corde che tenevano le reti la musica si interruppe di botto (immagino proprio uno *skreeeech!*)
Appena i pescatori capirono cosa fosse successo, si sollevò una vera e propria furia omicida. Circondarono la nave colpevole del danno tentando di intaccarne lo scafo ma non ci riuscirono.
Probabilmente fu in quell’occasione che gli islandesi impararono, via radio, tutti gli insulti inglesi esistenti.

I britannici, disperati, richiesero dunque l’aiuto della Marina Militare.
Ed ecco tornare in campo, o meglio in mare, 30 fregate, 1 cacciatorpediniere, alcuni rimorchiatori veloci e 1 nave civile.
Contro i soliti 6 gloriosi pattugliatori di sempre, stavolta appoggiati da una baleniera armata.

Ancora una volta gli islandesi speronarono le navi inglesi ed in una di queste occasioni si verificò l’unica triste fatalità di questa guerra: Halldór Hallfreðsson, un ingegnere a bordo della Ægir che stava saldando lo scafo, morì fulminato dalla sua stessa attrezzatura quando l’acqua entrò nella nave.

Vignetta inglese

Dopo 14 mesi di tafferugli galleggianti, l’Islanda giocò la carta “Mamma, l’inglese mi ha rubato la palla!“.
Sostenne che la NATO non fosse stata d’aiuto per difenderli dagli inglesi e minacciò ancora una volta di volersi ritirare dall’Alleanza atlantica qualora gli invasori non fossero stati fatti sloggiare.

Vennero fatti sloggiare nell’Ottobre del 1973 e lasciarono le famose 50 miglia facendo risuonare in tutta la zona, attraverso le radio di bordo, “Rule, Britannia!” e “The party’s over“.
Non si può dire che non ci abbiano saputo scherzare sopra.

I nuovi accordi prevedevano che gli inglesi potessero pescare in certe aree prestabilite e per un determinato quantitativo massimo di pesce annuo.
Ancora una volta l’Islanda l’aveva spuntata.
Pure la Guerra del Merluzzo era stata vinta.

terza guerra: il ritorno degli assedi

Indovinate un po’. Dai!
Secondo voi cosa sarà successo?

L’Islanda, forte del fatto che durante la terza Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare molte nazioni si dichiararono favorevoli allo spostare le acque territoriali a 100 miglia, si fece la sua idea: «Hm. Bello! Facciamo che le mie acque territoriali sono a 200 miglia»
Inghilterra «Sì, vabbè, ma voialtri siete matti. No, non potete avere 200 miglia.»
Islanda «Le nostre acque ora sono a 200 miglia»
Inghilterra «Ma non è legale, non si può, non si fa così, che ti svegli ‘na mattina e ti fai le leggi!»
Islanda «Ho detto che sono a 200 miglia.»
Inghilterra «E io pesco comunque.»
Islanda «Ah sì?»

Terza guerra del merluzzo. E te pareva. Ormai anche i merluzzi erano stremati.

La Royal Navy schiera 22 fregate, 7 navi ausiliarie e 6 rimorchiatori veloci.
La Guardia costiera è sempre lì con i soliti 4 pattugliatori grandi, 2 piccoli e 2 baleniere armate.

Stavolta giocarono subito pesante: era come essere agli autoscontri ma si “giocava” con le navi.
Si giocava fortissimo. Furono riportati 55 speronamenti.
Molte navi vennero danneggiate gravemente, la Royal Navy spese milioni di sterline in riparazioni.

Fatevi un’idea con un video:

Il Capitano Robert McQueen racconta di come l’equipaggio tentò di salvare i ritratti dei reali inglesi che, a causa di uno squarcio aperto sulla poppa della sua nave, si staccarono dalle pareti.
Quello del Principe Filippo cadde in mare, perdendosi tra le onde, mentre venne tratto in salvo quello di Elisabetta II.
Ormai è scientifico: nulla può intaccare la Regina Elisabetta.
Nemmeno una collisione con una nave islandese.

Gli inglesi provarono a giocare d’astuzia: le loro fregate seguivano la Guardia costiera ed ogni venti minuti informavano via radio i pescherecci della loro posizione, direzione e velocità.
I buontemponi a bordo della Ægir cominciarono a registrare i messaggi degli inglesi e trasmetterli via radio alcuni giorni dopo, a caso, per depistare i pescatori.
Dopo tanta confusione le fregate inglesi presero ad interrompere le false trasmissioni radio degli islandesi con un messaggio che le smentiva.
Messaggio che fu prontamente registrato dall’equipaggio dell’Ægir e mandato in onda quando le fregate davano la vera posizione della Guardia costiera.
Dopo qualche giorno di delirio totale, gli inglesi gettarono la spugna e smisero di trasmettere.
Immaginate la frustrazione.

Il Comandante della nave Týr ,Guðmundur Hjaltason Halldórsson Kjærnested, dopo aver saputo da un giornalista che gli inglesi cenavano alle 18.00 e poco prima si mettevano in Uniforme e si facevano un drink, cominciò a minacciare i pescherecci appena prima di quell’ora per il gusto di rovinargli l’aperitivo e la cena.

Una guerra di speronamenti, reti tagliate ed esaurimenti nervosi.

E secondo voi, cosa avrà messo fine a questa terza guerra?
L’Islanda gioca la carta “La palla è mia, ci gioco io“!
Minaccia di chiudere la base NATO di Keflavík e di espellere le forze armate statunitensi dal territorio.

Finisce così l’ultima (per ora…) Guerra del merluzzo.
Anche questa volta gli inglesi dovettero ritirarsi, col diritto di pesca ridotto ad un massimo di 24 pescherecci ed un massimo di 30.000 tonnellate di pescato annuo.
Fu un colpo durissimo per il settore ittico inglese. Persero il lavoro in migliaia di persone.
Nel 2012, a 35 anni da quell’evento, il governo islandese pagò ai 2500 pescatori che rimasero disoccupati in quell’occasione una compensazione di mille sterline.
Meglio tardi che mai ma insomma, via. Si poteva fare di meglio.

In conclusione…

Prima pagina del The Guardian – 2 Giugno 1976

…mai mettersi tra gli islandesi e il pesce. MAI.
Sapevate che sulle monete islandesi sono raffigurati pesci e crostacei proprio perché per molto tempo sono stati la base dell’economia del paese?

SPOILER ALERT: vi anticipo che la Guerra del merluzzo verrà raccontata e illustrata magistralmente da EPI, che ringrazio per avermi passato i suoi preziosi appunti, nel prossimo volume del fumetto “TAKK, perdersi in Islanda“.
Se non vi siete ancora letti il primo rimediate subito!
Potrete trovare/ordinarlo in tutte le librerie. Qualora non riusciste a reperirlo, è disponibile pure su Amazon.

E che ne è stato delle prodi navi islandesi?
La Ægir è in vendita!
Attualmente riposa ormeggiata al porto di Skarfabakki. In pensione dopo 50 anni di onorato servizio, attende di conoscere il suo destino.
Ancora non si sa a quanto verrà venduta, sono in corso indagini di mercato ma se l’idea di possedere un pezzo di storia vi stuzzica, entro il 6 Gennaio 2021 verrà divulgato il prezzo richiesto.

Lo Stato islandese valuta anche idee di riqualificazione del natante e da Flateyri, nei Fiordi dell’ovest, arriva l’idea di poterla utilizzare come “centro turistico” e sede per un museo.
In quella piccola cittadina durante la notte del 26 Ottobre 1995 una rovinosa valanga colpì il centro abitato uccidendo 20 persone.
La Ægir ebbe un ruolo fondamentale in quell’occasione: portò in paese i soccorritori che permisero di ripristinare il possibile nei migliori tempi possibili e fece da traghetto per gli abitanti, portandoli al sicuro.

Sulla nave ci sarebbe posto per un museo sulla valanga, un’atipica area hotel galleggiante, un ristorante ed aree destinate all’intrattenimento e mostre.
Sarebbe un’ottima occasione per attirare più turisti nella piccola e bella Flateyri, che poi è anche la città dalla quale fuggì a nuoto la mucca Sæunn.

Teniamo gli occhi aperti e chissà, magari in futuro potremo cenare sulla nave che ha speronato tanti inglesi durante la Guerra del merluzzo!


Fonti:
Documenti della Landhelgisgæsla Íslands
Jóhannesson, Gudni Thorlacius “How ‘cod war’ came: the origins of the Anglo-Icelandic fisheries dispute”
Appunti di Elisabetta Percivati (EPI)
Guðmundsson, Guðmundur J. “The Cod and the Cold War”
Documentario BBC “British Icelandic Cod Wars”
Steinsson, Sverrir  “The Cod Wars: a re-analysis”