Dimenticate i cavalli e le pecore.
Le regine qui sono loro. Piccole, incredibilmente robuste, capaci di resistere a condizioni che risulterebbero ostiche anche per Bear Grylls.
Inchiniamoci alle sovrane del suolo: le volpi artiche in Islanda!
Le prime e le più “specializzate”

Le volpi artiche sono state il primo mammifero a popolare l’Islanda e ad oggi restano l’unico mammifero nativo del luogo.
Sono arrivate durante l’ultima era glaciale, quando l’isola era connessa ad altre aree della Terra tramite immense aree ghiacciate.
Un bel giorno il ghiaccio si è ritirato e…ops!
Sono rimaste bloccate lì. Una fregatura? Non del tutto.
Nonostante tutto se la sono cavata benissimo e si sono evolute in qualcosa di unico al mondo: hanno sviluppato caratteristiche diverse dalle altre volpi artiche che permettono loro di prosperare anche nei luoghi e nelle condizioni meno favorevoli.
Anatomia e superpoteri

Paragonate alle volpi italiane, le artiche sono piccole. Hanno più o meno la stazza di un gatto (3-5 kg).
Il loro corpo è costruito per disperdere meno calore possibile.
Hanno zampe corte, orecchie piccole e canna nasale breve.
Il mantello è foltissimo ed offre un isolamento termico eccezionale: questi piccoli canidi riescono a sopportare facilmente fino a -70°, solo dopo quella soglia iniziano a tremare per scaldarsi!
I cuscinetti delle zampe sono coperti da pelo sia per limitare la dispersione di calore che per rendere i passi della volpe silenziosi.
Già, ma cosa predano, le volpi artiche in Islanda? Che si mangiano, lassù?
DI TUTTO. Come adolescenti in un all you can eat, assaggiano ogni cosa.
Uccelli, uova, carcasse (per lo più portate sulle coste dalle onde), pesce, persino alghe.
Insomma, non si può far tanto gli schizzinosi a quella latitudine.
“Ora mi vedi, ora non mi vedi più!“

La pelliccia di questo animaletto è soggetta a mutamenti stagionali.
Di base può essere grigia o marrone. In inverno, però, la muta gli dona una candida tinta bianca per potersi mimetizzare sulla neve.
La cosa curiosa è che la maggior parte delle volpi artiche in Islanda tende a mantenere un mantello scuro anche nel periodo invernale.
Non perché manchi la neve ma perché quel color roccia offre comunque una buona mimetizzazione lungo le coste e nel brullo entroterra islandese.
Quando si acciambellano avvolgono la calda coda tutta attorno al corpo prendendo la forma di una pietra. Insomma, dormono “come sassi”!
La controversia questione della caccia

Le volpi artiche in Islanda non sono protette perché qui non sono a minaccia di estinzione.
Un tempo venivano cacciate per la loro pelliccia e per limitare le aggressioni agli animali delle fattorie.
Si cacciavano in tutti i modi: veleno, armi e trappole (qui una galleria di foto di trappole antiche).
Oggi il veleno e le trappole non vanno più: si caccia prevalentemente coi fucili.
Negli ultimi decenni la popolazione di volpi artiche, che non hanno predatori naturali in Islanda, è più che decuplicata e questo le ha portate a colpire maggiormente le altre specie.
L’Umhverfisstofnun (Agenzia islandese per l’ambiente) offre sussidi per la caccia alle comunità rurali più piccole e colpite dalle predazioni delle volpi ed esistono persino cacciatori professionisti che si occupano di limitare la popolazione di questi mammiferi.
Questi specialisti si occupano di mantenere stabile la popolazione di determinate aree (qui in rosso le aree nelle quali la caccia è interdetta) affinché il bestiame e gli uccelli che nidificano riescano comunque a prosperare.
In seguito, un video di un cacciatore di volpi che racconta il suo lavoro.
ATTENZIONE: le immagini che seguono potrebbero urtare la vostra sensibilità. Il video mostra una volpe che cade, colpita da un proiettile.
Non è mai facile parlare (e tantomeno scrivere) di questi argomenti.
Ogni volta che mi capita di rispondere alla domanda “ma le cacciano?” si scatena l’indignazione.
Sacrosanto soprattutto per chi come noi vive questi animaletti come un’emozionante incontro e non come qualcosa che crea un danno tangibile.
Non nascondo mai che non amo la caccia ma li invito a riflettere sul tipo di impatto che può avere una fiorente popolazione di volpi su degli allevatori che vivono in zone rurali e sulle specie di uccelli che nidificano a terra in quelle zone.
Mantenere un equilibrio non è mai semplice.
Noi facciamo del nostro meglio per osservarle e godere della loro compagnia sempre col massimo rispetto.
L’unico grilletto che premeremo, da viaggiatori responsabili, sarà quello della macchina fotografica.
Dove avvistarle

Il maggior numero di volpi artiche in Islanda si trova nella penisola di Hornstrandir, all’estremità settentrionale dei Fiordi dell’Ovest.
Non è esattamente il luogo più comodo da raggiungere ma riserva dei panorami e una natura mozzafiato.
Perché sono proprio lì? Perché quella è un’area protetta. Non vengono cacciate, salvo eccezioni, e in estate si mangia alla grande tra uccelli che nidificano e lemming.
Durante la stagione calda potrete appostarvi sulla costa e aspettare pazientemente nella speranza di vederne qualcuna mentre vi godete il paesaggio.
Sempre nei Fiordi dell’Ovest, a Súðavík troverete il Melrakkasetur Íslands (Centro della Volpe Artica).
È un centro di ricerca No Profit che ospita una mostra sulla storia e la biologia dell’unico mammifero autoctono islandese.
I ricercatori del Melrakkasetur lavorano nell’area di Hornstrandir per monitorare le volpi, estate dopo estate, e per sole 1.200 ISK (circa 8 Euro) ve le raccontano con entusiasmo nel loro piccolo museo.
Non aspettatevi solo tassidermia e immagini: nel giardino del Centro c’è Móri, un maschio di Volpe Artica che, rimasto orfano da piccolo, è stato adottato dal team.
A volte nel recinto, per brevi periodi, sono presenti anche altri soggetti. Preparate le macchine fotografiche!
Lungo quella che un tempo era la Hringvegur (o N1, o Ring road, chiamatela come vi pare!) troverete il piccolo comprensorio di Möðrudalur.
Una chiesa, un disributore di benzina, ristorantino/bar, dei cottage ricoperti di torba e…delle volpi.
Il personale se ne prende cura, sono ormai addomesticate e curiose.
È facile che si avvicinino per vedere se avete con voi qualche leccornia!
Fonti:
Pálsson, Snaebjörn & Hersteinsson, Páll & Unnsteinsdóttir, Ester & Nielsen, Olafur. (2016). Population limitation in a non-cyclic arctic fox population in a changing climate. Oecologia. 180. 10.1007/s00442-015-3536-7.