Non ricordo neanche più in che anno ho conosciuto Elisabetta Percivati, detta EPI.
Lei stava lavorando a questo suo progetto fighissimo: voleva raccontare l’Islanda agli stranieri attraverso un fumetto.
Io, nerd sin dai tempi nei quali non era fico esserlo, diventai subito una sua fan sfegatata.
L’isola del ghiaccio e del fuoco ci ha avvicinate. Nel mentre il suo fumetto sull’Islanda è uscito ed ha fatto un successone, io sono diventata una guida e stiamo addirittura lavorando a un super progetto assieme.
Ma per quello dovrete arrivare alla fine dell’intervista.
Intanto vi presento lei!

Ciao, EPI, presentati un po’!
Salve a tutti, sono Elisabetta, per gli amici Epi! Ho 34 anni, nerd da altrettanti, made in Italy.
Amo da sempre viaggiare e farlo nel tempo mi ha portato ad una considerazione che a sua volta mi ha portato al mio attuale lavoro: scardinare tutti i preconcetti delle mete turistiche più gettonate per ricreare un turismo più sano, sostenibile ed autentico.
Lo faccio attraverso la mia passione per tutto ciò che è nerd: i fumetti in primis, ma anche grafiche e giochi di ruolo basati sui principi della gamification. Insomma, più che viaggiare alla classica per acchiappare i like su instagram, esploro con lentezza. Non a caso, per fare il mio primo fumetto “Takk, perdersi in Islanda”, mi sono data 14 anni di tempo per osservare l’evoluzione del Paese sul lungo corso. Un’operazione un po’ folle ma che ha ampiamente ripagato, visto il successo del libro.
Raccontaci come è nato il tuo rapporto con l’Islanda…
Il mio rapporto con l’Islanda è nato in modo assolutamente conflittuale e casuale. Avevo 17 anni, vinsi una borsa di studio per l’estero e la segretaria sbagliò la trascrizione delle mie preferenze come meta. Io avevo sempre voluto andare in Irlanda.
Lei, copiando a mano, scrisse Islanda. Una sola lettera che però mi ha cambiato la vita. Partii piuttosto frustrata. Ovviamente come tutti, tornai innamorata.

Qual è stato il momento nel quale hai capito che aveva rapito una parte del tuo cuore?
Nel momento in cui mi interessai alla sua cultura, che rispecchia il loro approccio con la vita. Non a caso sono chiamati i latini del nord Europa.
In certi momenti ti sembrava quasi di stare a parlare con degli spagnoli capitati per caso nei fiordi. Un contrasto forte, ma che spiega come una nazione umanamente così calda sia potuta sopravvivere in un luogo a lungo inospitale: aggrappandosi al lato umano della vita.
L’Islanda, anche se molti non lo sanno, era infatti tra le nazioni più povere d’Europa fino alla Seconda Guerra mondiale. Viverci non era di certo un lusso come ora. Eppure questa povertà materiale li ha spinti a sviluppare una ricchezza immateriale strepitosa: basta leggere i loro autori, vedere i lavori dei loro designer, sentire le loro canzoni. Non a caso, in apertura di Takk, ho messo la frase di Laxness (premio nobel islandese) che per me meglio sintetizza l’anima di questo Paese: “Chiunque non viva nella poesia non può sopravvivere su questa Terra”. La vita è dura e la sola forza dell’uomo sta nel suo animo.
TAKK è stato un grande successo, ti aspettavi tanto entusiasmo da parte dei lettori italiani?
Assolutamente no. Anche se si ha un’immagine differente l’Islanda rimane un argomento di nicchia se trattato in certi modi (al di là di cibo/droni/aurore/musica). Ricordo di non aver dormito tutta la notte perché Amazon aveva segnalato il fatto che fosse esaurito già il primo giorno (e lo sarebbe stato praticamente ogni giorno per la prima settimana) ed era al numero 1 in novità libri Amazon Italia. Neanche sezione fumetti, proprio libri.
Anche se a ripensarci ci rido, mi ricordo che ero così convinta che fosse impossibile che credevo che fosse un sogno e non volevo addormentarmi sennò mi dicevo “se ti addormenti in realtà ti svegli e scopri che il tuo libro è morto e nessuno se l’è filato il giorno della sua uscita”. Invece era tutto vero. Mi diedi anche un pizzicotto, letteralmente, per vedere se sognavo. Non ho dormito per 48h per lo stordimento di tutto l’affetto che mi arrivò quel giorno. Probabilmente rimarrà per sempre uno dei giorni più belli della mia vita. Devo ringraziare di questo risultato soprattutto le varie community di appassionati d’Islanda, come il gruppo facebook “AMICI DELL’ISLANDA – VINIR ISLANDS – FRIENDS OF ICELAND”. Senza il sostegno e la fiducia di molti utenti di quel gruppo questo risultato sarebbe stato impossibile.
Qual è il ricordo più prezioso del periodo che hai trascorso in Islanda?
L’incontro con un cucciolo di puffin salvato nelle Isole Vestmann dai bambini del luogo, per essere riportato sulle scogliere dalla propria famiglia il giorno dopo. Uno di quei momenti in cui capisci che si è tutti parte di un equilibrio, estremamente fragile, in cui se non si è parte attiva si rischia di perdere tutti. Ed un grande insegnamento dagli islandesi su come la vocazione dell’uomo non sia di sfruttare la natura, ma di proteggerla preservandone l’equilibrio.

Se dovessi descrivere questa terra con una parola quale sarebbe e perché?
Essenziale. La natura e l’animo islandese non permettono fronzoli. Non a caso i più bei libri sull’Islanda, anche di premi Nobel, parlano di cose semplici: campi, piccoli villaggi, amori mai dimenticati. Ecco perché viaggiare in Islanda ha un impatto interno su ciascuno di noi: obbligandoti a togliere i fronzoli che si hanno nella vita di tutti i giorni (notifiche, giri mentali inutili, scuse, oggetti che non ci rendono felici, etc.) ti obbliga a parlare con te stesso, con quell’essenza di te sepolta sotto le notifiche dei social, la frustrazione del tuo capo, l’oggetto che vuoi ma che non ti farà mai felice perché la felicità non la si compra a ventordici euro e novantanove centesimi.
Oltre a TAKK 2, hai qualche altro progetto a tema islandese per il futuro?
Sì, sto creando un erbario illustrato sulla flora islandese. Presto vedrete un crowdfunding, devo giusto riprendermi da “Banzai, storia del Giappone e delle sue guerriere”, la nuova graphic novel per BeccoGiallo editore (lo stesso che ha pubblicato Takk) che ha occupato gli ultimi due anni della mia vita. Un lavoro immenso che scardina tutti i cliché del Giappone sessista attraverso le storie vere delle sue guerriere, samurai in primis. Uscirà a brevissimo, questione di settimane.
Per finire, dammi un consiglio per gli italiani che vogliono visitare l’Islanda!
Dimenticate tutto quello che vi hanno raccontato sull’Islanda finora ed aprite un libro di Laxness.

Se vi è piaciuta la mia amica EPI vi piacerà anche il progetto che stiamo coltivando da mesi e che vedrà la luce a Settembre.
Io e lei viaggeremo due settimane in Islanda per raccontarvi i suoi abitanti.
Intervisteremo persone di ogni tipo scambiando la loro storia (una videointervista) con un caffè preparato da noi.
Siete curiosi? Buttatevi su www.cafferd.com per saperne di più e seguite i nostri Facebook e Instagram dedicati , ne vedrete delle belle!
Per conoscere meglio EPI e i suoi capolavori di narrazione illustrata visitate il suo sito EPI project : troverete i riferimenti ai suoi social e potrete ascoltare i suoi podcast sull’Islanda!